Brecht in Palestina è un titolo impulsivo, partorito di getto senza particolari ambizioni deduttive; è piuttosto un’intuizione, una delle ispirazioni creative che possono nascere alla fine di un viaggio cinematografico come Il Tempo della Festa. Se le radici hanno veramente le gambe allora il centro può perdere la sua posizione predominante, lasciando finalmente spazio ad un altro centro possibile. Se la Palestina occupata da Israele, nel momento più duro del genocidio di Gaza, ci mostra il punto più alto della violenza coloniale, Brecht con il suo Galileo ci fa sognare per un momento cosa può essere un universo liberato dal razzismo colonizzatore. Una nuova prospettiva mondialista dove l’universo è una cosa sola, un corpo unico fatto di margine e centro